“in fondo, l’amicizia è una geniale trovata di Dio per farsi perdonare il ministero della famiglia.”
Avevamo giornate che duravano centro ore, giochi che non finivano mai, iniziavano a caso, un pomeriggio qualunque, con la fatidica frase “Facciamo che io ero”, si interrompevano quando venivamo chiamati per la cena, madri sincronizzate come campionesse olimpiche, tutte affacciate alle finestre alla stessa ora, minuto, secondo, “è pronto! sali!”, e riprendevano il giorno dopo, e quello dopo ancora.
Avevamo segreti da custodire, fughe in motorino, sigarette nascoste, scarpe uguali, jukebox con le stesse canzoni in loop tutto il giorno, amicizie più grandi di qualunque amore, l’idea dell’infinito, tutto questo durerà per sempre, tra le mani, illusi detentori del potere di Kronos.
Eravamo tutti e uno. Portavamo addosso l’odore del mare e il sole in fronte, sempre.
Quando si diventa grandi? Quando si perde il potere del tempo?
Me ne sono andata nel 1994 per quella che aveva tutto l’aspetto di una partenza temporanea “tempo di studiare e torno, ci vediamo un fine settimana sì e uno no”, e che poi, invece, si è trasformata nella mia vita.
All’inizio era tutto strano, il distacco e la mancanza facevano male. Poi le novità hanno preso il sopravvento e io, lentamente, ho iniziato a dimenticare, a lasciare andare.
È passato molto tempo, ognuno di noi saldo sul proprio cammino, tra salite, inciampi, battute d’arresto, nuovi voli.
Una cosa, però, negli ultimi anni, l’ho capita: non si riesce veramente a dimenticare, a lasciare andare. Più vado avanti e più divento nostalgica, mi mancano tutti, penso alle cose che non ci siamo mai raccontati e riempio le mancanze con ricordi incancellabili.
24 dicembre è una promessa, quella di quattro ragazzi, di ritrovarsi, stesso posto, stessa ora, dopo vent’anni.
Ma il 24 dicembre, la vigilia di Natale, non è solo una promessa, è anche il potenziale in essere, è la possibilità, tutto è sospeso, tutto deve ancora succedere.
Comincia così la narrazione di Ernesto, che racconta alla figlia Amaranta chi erano e chi sono quei quattro ragazzi che si sono detti “tra vent’anni, ovunque saremo, qualunque cosa staremo facendo, ci ritroveremo qui”.
Ernesto ripercorre la vita di una generazione, tra ricordi, sogni infranti, strade segnate e svolte inaspettate, canzoni che fissano i momenti per sempre.
La ripercorre per Amaranta, per far sì che lei possa conoscere, con quelle storie, un mondo e un padre che, così, non potrà mai vedere. Ma la ripercorre soprattutto per se stesso, per trovare, se mai possibile, l’esatto momento in cui si diventa adulti, e per dare un senso a quella cosa che si annida nei cuori di tutti noi che ce ne siamo andati: il ritornare.
24 DICEMBRE – CRISTIANO CARRIERO
LES FLÂNEURS EDIZIONI
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