Questo romanzo è un pugno allo stomaco, anzi, una serie di pugni allo stomaco, pagina dopo pagina, fino alla 489esima.
Siamo in Turchia, paese ponte tra l’Oriente e l’Occidente, da cui transita qualsiasi merce illegale. Nel caso di questa storia parliamo di uomini, carne umana.
Il padre di Gazâ, Ahad (Daha – Ancóra – al contrario), è un trafficante di clandestini.
I migranti arrivano a Kandali e lui li stipa in una cisterna scavata sotto terra, nei pressi della sua abitazione, dove attendono giorni, settimane, prima di essere destinati ai barconi che li porteranno in Grecia, alla ricerca di un futuro migliore che, nella maggior parte dei casi, come tutti sappiamo, non viene raggiunto.
L’unica parola turca che conoscono è Daha – Ancóra.
Ancóra acqua, ancóra pane, ancóra speranza.
Gazâ non ha la mamma, è morta quando lui è nato, in circostanze piuttosto sospette, anche se suo padre gli ha sempre raccontato di averla dovuta ammazzare perché lei avrebbe voluto sotterrarlo vivo non appena lo avesse partorito.
Da qui il mantra di questo libro: “Se mio padre non fosse stato un assassino, io non sarei mai nato…”.
Gazâ cresce, così, con un padre trafficante di esseri umani, e ne diviene ben presto l’apprendista, fino ad erigersi a governatore della cisterna, con un’unica lezione di vita: la sopravvivenza, O lui, o io.
Una notte di pioggia, durante un trasporto di clandestini, il furgone di Ahad esce di strada e finisce in un precipizio. Muoiono tutti, tranne Gazâ.
Costretto a sopravvivere per tredici giorni sotto una montagna di cadaveri, vede un inferno dal quale pensa di non poter più tornare, impazzisce e decide farla finita con l’umanità, non vuole più saperne niente.
Con una rana di carta in tasca, unico bene al mondo a cui tenga davvero, dono di Cuma, un profugo afgano perso durante la custodia nella cisterna, e con in testa la voce di questo amico perduto, Gazâ cerca un riscatto dall’inferno, una rinascita verso la riconquista dell’innocenza perduta.
Un’analisi lucida e spietata del mondo, dalle sue origini ai giorni nostri, fino all’eternità.
Come ho detto all’inizio, Ancóra di Hakan Günday è un pugno allo stomaco, uno di quelli che ti fanno vomitare gli occhi e l’anima. E io mi devo ancora riprendere.
ANCÓRA – HAKAN GÜNDAY
MARCOS Y MARCOS
TRADUZIONE DI: Fulvio Bertuccelli
PREZZO DI COPERTINA: € 18,00