Chiudo gli occhi, ho appena terminato la lettura vorace di questo romanzo che suona come la musica di un violino, triste e meravigliosa, e tutto quello che vedo è una giostra che gira, gira e non si ferma e lo sguardo di un uomo aggrappato all’unica cosa che possa regalargli l’illusione di una felicità.

Il 14 luglio 1991 Divko Buntić torna a casa, in Erzegovina, dopo venticinque anni passati in Germania a scavare canali, risparmiare soldi, diventare ricco.

Torna per godersi la pensione e il meritato riposo, e torna in pompa magna, sfoggiando una Mercedes bianca, una moglie giovane e affascinante e un gatto nero bello e dal pelo lucente.

Torna in quel paese dove aveva lasciato la prima moglie, ferita nel corpo e nell’anima, e il loro unico figlio, Martin, ormai venticinquenne.

Torna per dimostrare a tutti il suo potere, il suo prestigio e la sua ricchezza, ma

Puoi fare tutto quello che vuoi, puoi raggiungere qualsiasi obiettivo, ma tutto sarà inutile se chi ti sta attorno non lo vede.

Ed è così che lo stupore suscitato in un primo momento da Divko Buntić si trasforma ben presto in una forma di disprezzo canzonatorio per questo  pover’uomo ormai distante da tutto e tutti, che ostenta la sua ricchezza in maniera spropositata.

Come quando, all’improvvisa scomparsa del gatto Bonny, unica creatura vivente a suscitare in lui dei sentimenti, coinvolge tutti gli abitanti del paese in una ricerca sfrenata dell’animale scomparso, promettendo una lauta ricompensa a chi lo avesse riportato a casa.

L’instancabile e assurda ricerca del gatto dà il via ad una storia in cui si intrecciano le vicende di Martin, di un amore impossibile, di una fuga piena di rimorsi, con quelle di un paese dove la nascita di un nuovo nazionalismo incontrollato avrà conseguenze irreparabili.

Le vicende di un paese dove la guerra consumerà gli animi e le esistenze nella crescente consapevolezza dell’umana impotenza nei confronti di una vita vissuta in un mondo che non è mai quello giusto, ma dal quale non si può più andar via, protetti dalla tristezza e della pesante stanchezza che si è ormai impadronita della propria terra.

Circkus Columbia, di Ivica Đikić, è un romanzo meraviglioso che narra le innumerevoli facce dell’umana disperazione, che non fa sconti a nessuno e che si staglia potente e duro nel panorama di quella letteratura sempre più necessaria per la conoscenza e la comprensione dei molteplici aspetti di un popolo e di una storia così vicini noi, ma dei quali non abbiamo mai saputo, o voluto sapere, abbastanza.

CIRKUS COLUMBIA – IVICA ĐIKIĆ

BOTTEGA ERRANTE

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