La guerra in Bosnia è stato uno dei primi eventi storici importanti di cui ricordo di aver preso coscienza in maniera adulta.
Stava accadendo qualcosa, non troppo lontano da me e io lo sentivo.
Ne parlavamo a scuola, la comunità a me vicina si stava attivando per intervenire sul lato umanitario, ricordo che qualche papà aveva organizzato l’invio di camion contenenti cibo e vestiti.
Per la prima volta in vita mia ho sentito che la partecipazione avrebbe potuto fare qualcosa, forse poco, ma almeno qualcosa.
Per la prima volta capivo.
Anni dopo però, diversi anni dopo, ho imparato che la guerra, se non l’hai vista veramente, la capisci sul serio solo guardando gli occhi di chi l’ha vissuta, di chi si porta dentro immagini e ferite che non spariranno mai.
Era il mio primo viaggio da quelle parti, una vacanza, una vacanza stupenda, dalla quale sono tornata a casa ricca di luoghi e persone, storie e occhi, e con il cuore stretto come un pugno.
Sarajevo, 1992. L’assedio.
Un corriera parte, carica di uomini, donne, bambini, giovani, anziani.
Un popolo se ne va, lascia la sua terra, chissà per andare dove.
Nessuno si chiede quanto durerà il viaggio, dove andranno, quando si fermeranno per una sosta, nessuno parla, nessuno ha bisogno di niente, nemmeno i bambini piangono.
Il desiderio di sopravvivenza supera l’esigenza.
Ma cosa succede ad un popolo che se ne va?
Riuscirà ad integrarsi in terra straniera? Perderà le proprie origini per acquistarne di nuove? Rimarrà in un limbo sconosciuto dove non si sentirà più come prima e non ancora nuovo? Tornerà alla propria terra? E, se e quando tornerà, ci sarà qualcuno ad accoglierlo? Qualcuno lo riconoscerà? Si sentirà ancora a casa?
Il popolo del diluvio, di Predrag Finci, è la testimonianza dolorosa, triste, carica di nostalgia di un esodo, un coro a più voci di quello che può significare lasciare la propria terra, la propria vita, nella speranza di una nuova felicità, e di quanto possa costare perdere tutto senza sapere cosa si potrà trovare.
Ma Il popolo del diluvio è anche un coro di coraggio e di speranza, un viaggio oltre la nebbia, la possibilità, da qualche parte, di trovare, infine, una felicità.
Predrag Finci ci regala non solo una memoria collettiva preziosa, ma anche un riflessione profonda sull’identità e su un destino che potrebbe essere chiaramente quello di tutti noi.
Un testo necessario, ora più che mai, per farci capire quanto ancora facciamo fatica a vedere con i nostri occhi.
IL POPOLO DEL DILUVIO – PREDRAG FINCI
BOTTEGA ERRANTE
TRADUZIONE DI: Alice Parmeggiani
PREZZO DI COPERTINA: € 16,00