Il circo, una realtà che ho abbandonato molti anni fa.
Ero bambina, avevo forse 9 o 10 anni, ad un certo punto dell’anno arrivava sempre il circo nella mia città e i miei genitori mi ci hanno sempre portata.
Quella volta, mi ricordo, ne sono uscita con una consapevolezza diversa, abbandonando il divertimento semplice, proprio dei bambini, e portandomi addosso una tristezza infinita.
Quel mondo, lo spettacolo, le acrobazie, gli animali, il clown, mi avevano turbata, lasciandomi dentro un urlo incastrato tra il cuore e lo stomaco e la ferma decisione di non volerci tornare mai più.
Così è stato.
Non ho più messo piede in un circo, tenendomi alla larga da una cosa che, a tratti, mi faceva anche paura.
E non ci ho mai nemmeno portato i miei figli, facendo scivolare le loro richieste nel nulla, finché non ne sono più arrivate.
A volte mi sento in colpa per questo, conscia di non dover essere io a decidere di quali esperienze privarli oppure no. Ma, nonostante questo, non mi sono ancora decisa a cambiare idea.
Una cosa è cambiata, però.
Negli ultimi tempi ho incontrato libri che del circo hanno portato alla luce quella parte che non capivo, quella che mi faceva così paura e che non riuscivo ad individuare: la vita, l’esistenza intima e personale delle persone e di tutto quello che ruota attorno ad un mondo che nasconde segreti e meraviglie che, adesso, mi lasciano incantata.
Era la metafora che mi faceva male, non ero pronta a sentire quello che dentro quel tendone stavano cercando di dirmi, a fermarmi sulle vite altrui, che, se guardate da vicino, con maggiore consapevolezza e voglia di esserci nel qui e ora, diventano un po’ anche le nostre.
Ed è proprio questo che succede in queste pagine.
In un circo che, all’improvviso, appare lungo il cammino di un padre e di un figlio, mentre passeggiano mano nella mano, e al cui spettacolo il direttore li invita ad assistere, si consuma il vero e grande show della vita, storie fatte di vizi, virtù, imperfezioni, debolezze, sofferenze, diversità, gesti semplici e sorrisi.
Dovessi dirlo in poche parole, direi che E vissero tutti feriti e contenti, di Ettore Zanca, lo stesso Ettore Zanca che ha creato un sicario di cui mi sono molto innamorata e che è sempre nel mio cuore, ci insegna la consapevolezza dell’altro, e quanto, con questa consapevolezza, possiamo, anche solo per un attimo, sentirci migliori.
Come afferma Enrico Ruggeri nella prefazione
Questi racconti ci dimostrano quanto sia piacevole e necessario soffermarci su chi ci passa vicino, con le sue piccole grandi battaglie e la sua inconsapevole poesia.
Un libro necessario, se abbiamo voglia di accorgerci della vita che accade vicino a noi.
E VISSERO TUTTI FERITI E CONTENTI – ETTORE ZANCA
PREFAZIONE: Enrico Ruggeri
IANIERI EDIZIONI
PREZZO DI COPERTINA: € 13,50
Concordo su tutto con il solo rammarico di non aver la capacità di scrivere una così bella recensione, Ettore se la merita proprio. Il libro l’ho letto appena è uscito, ad ogni “incontro” mi fermavo a riflettere su quella storia e talvolta mi è venuta voglia di tornare indietro a rileggere alcuni passi. Ho poi ho avuto il privilegio di conoscere l’autore personalmente, un uomo semplice e profondo, con grande sensibilità ma anche una piacevole ironia. Ovviamente anche “Santa Muerte” è entrato nella mia libreria e attendo curiosa il sui prossimo libro!
Ma grazie Antonella! Sei molto gentile. Sono quei libri di cui abbiamo davvero bisogno e spero anche io di conoscere l’autore un giorno, chi scrive così non può che essere una bella persona.
Grazie ancora e speriamo di leggere presto cose nuove!