Arcipippoli è un piccolissimo paese, talmente piccolo da non comparire sulle carte geografiche e a Briciolo piace tanto anche per questo, perché quando un posto è segreto è ancora più bello di un posto che tutti conoscono.
E poi, un’altra cosa molto bella di Arcipippoli, che a Briciolo piace proprio tanto, è quella di poter spiare l’umore del mare e decidere, al momento giusto, di andargli incontro correndo a perdifiato lungo le scorciatoie e trovarlo sempre lì ad aspettarlo, come un amico fidato.
Ma, come spesso capita nella vita, anche le cose bellissime, ad un certo punto, possono finire.
E un giorno di primavera, quando meno se lo aspetta, Arcipippoli diventa per Briciolo un posto bruttissimo, uno di quei posti da cui bisogna proprio andare via.
La maestra, in classe, dopo aver comunicato a tutti, così, come se stesse dicendo una cosa qualunque, che la loro compagna Nabila non sarebbe più andata a scuola, scrive alla lavagna “Cosa volete fare da grandi?”
Nabila, compagna di banco di Briciolo, migliore amica, innamorata segreta, è una bimba siriana di otto anni, orfana, scampata alla guerra, giunta ad Arcipippoli attraverso il mare, come tanti migranti.
Briciolo, stordito dalla notizia, non ha un minuto di esitazione e, con le idee molto chiare, tra sé e sé, senza farsi sentire, dice: “Il migrante voglio fare!”
Non è poi così difficile. Quando i grandi mettono le cose di traverso, bisogna pur trovare il modo di rimetterle al loro posto.
Nasce così un’avventura grande quanto il mondo.
Un piccolo gesto di ribellione di un bambino verso un’ingiustizia inspiegabile, che non può passare in sordina come vorrebbero gli adulti, porta tutti i bimbi di Arcipippoli, con la complicità di alcuni grandi davvero bizzarri, lontano dalle loro case, dalle loro famiglie, dal loro paese, alla ricerca della piccola Nabila.
E quando, molto tempo dopo, Briciolo capirà che la sua protesta, nobile e lodevole, è stata però causa di grandi dolori, saprà anche cosa fare per rimettere le cose a posto, una volta per tutte, e come si deve.
La storia di Briciolo e di tutti i bimbi che un giorno scapparono di casa è l’ennesima dimostrazione del candore del cuore di un bambino, dell’importanza del bene come fine unico e supremo, che può garantire il funzionamento della società.
La scrittura di Marina Presciutti è ricca e vibrante, in totale armonia con la storia, si ride quando si deve ridere, si ride tanto veramente, ci si commuove quando ci si deve commuovere, è cristallina, talmente cristallina da riuscire a sentire, qua e là, il suono magico di un triangolo.
Il giorno in cui tutti i bambini scapparono di casa, di Marina Presciutti, è una grande storia di amore e semplicità. Arrivato nelle mie mani all’inizio di Aprile, in pieno lockdown, con gli animi pesanti come piombo, è stato il libro con cui ho ricominciato a leggere, è stata la carezza sul cuore di cui avevo bisogno proprio in quel preciso momento.
IL GIORNO IN CUI TUTTI I BAMBINI SCAPPARONO DI CASA – MARINA PRESCIUTTI
IL SEME BIANCO
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