“Affinché una donna senza figli possa allevare il figlio di un’altra, serve una quantità smisurata di sofferenza all’origine. Che la madre biologica sia morta o no, è comunque in corso un lutto. Dovresti saperlo, quando ti prendi in casa un orfano, pensava Omar, che se tu hai vinto è perché io ho perso. Mia madre, ho perso.”
Ho pensato tante volte, e ci penso ancora spesso, che, se c’è una guerra che conosciamo poco, nonostante la sua contemporaneità e la prossimità geografica, fisica, è proprio quella in Bosnia ed Erzegovina, o, più in generale, conosciamo proprio poco le guerre jugoslave. Non le abbiamo studiate sui libri, impossibile, sono successe mentre io a scuola ci andavo già, e il programma di storia era già vecchio allora, anche se mi sembra che non sia cambiato molto. Ma questo è un altro discorso.
Però penso anche che, sì, è importante saper collocare un conflitto nel corretto contesto storico e politico, è importante conoscere le dinamiche che ne hanno innescato l’origine, è tutto molto importante, ma, forse, anzi, senza forse, io credo che ancora più importante sia portare alla luce gli aspetti umani, o disumani, di un conflitto, quelle conseguenze che nemmeno ci immaginiamo, perché non le vediamo, non le conosciamo, o, se ce le immaginiamo, lo facciamo con molta probabilità nel modo sbagliato.
La questione dei bambini, dei ragazzi, che dall’orfanotrofio di Sarajevo sono stati portati in Italia per scopi umanitari, per un periodo che avrebbe dovuto essere di pochi mesi e che invece poi, molti, sono stati dati in affido e, non solo non sono più tornati indietro, ma non hanno nemmeno mai avuto notizie di quei genitori che, seppur in vita, nessuno aveva mai informato della partenza di questi figli, non la conoscevo.
La storia di questi strappi, di questi genitori e figli che non si sono mai potuti cercare, di queste vite spezzate, e di un futuro costruito su mancanze che mai avrebbero potuto essere colmate, è tutta qui. Un dolore grande nel già grande dolore della guerra.
Con Mi limitavo ad amare te, attraverso la storia di Omar, Nada, Danilo, Senadin, Ivo, Rosella Postorino mi regala una conoscenza che non avevo.
Scava, con un lavoro di precisione e di profondità, in queste vite strappate, in questi figli che non hanno avuto madri, o che le hanno perse per sempre, o che non si arrendono al pensiero di averle perse.
Scava nei legami, quelli alle origini e quelli che si creano quando, per caso, le persone inciampano l’una nell’altra.
Ci pone davanti agli interrogativi sull’inconveniente di essere nati, sul come si può crescere, diventare grandi, se da piccoli si è stati amati male, nel modo sbagliato, su quale è il modo giusto o sbagliato di amare qualcuno, o di essere amati da qualcuno, e su quale e quanta può essere la forza che scaturisce da quei legami che nascono, appunto, quando le persone inciampano l’una nell’altra, una risorsa per una possibile salvezza.
Ancora una volta, Rosella Postorino, con lo stile che la contraddistingue, ci regala pagine davvero potenti.
MI LIMITAVO AD AMARE TE – ROSELLA POSTORINO
Feltrinelli Editore
PREZZO DI COPERTINA: € 19,00