Quando ho deciso di leggere Donne che parlano di Miriam Toews, sapevo che sarebbe stato doloroso.
Sapevo che avrebbe smosso un’enorme quantità di emozioni. E così è stato.
Il fatto, vero, è questo: tra il 2005 e il 2009, in Bolivia, in una colonia mennonita canadese, la colonia di Manitoba, a molte donne e ragazze capitava di svegliarsi la mattina tutte doloranti, appesantite dalla sonnolenza e con il corpo sanguinante, coperto di lividi ed escoriazioni per via delle violenze subite durante la notte.
Le violenze subite, attribuite a fantasmi e demoni, secondo alcuni uomini della colonia provenivano da Dio o da Satana, come punizione per i loro peccati.
Le donne venivano accusate di mentire, di usare la scusa della violenza per coprire un adulterio, o che tutto fosse frutto della loro immaginazione.
In realtà, si scoprì che otto uomini della colonia utilizzavano un anestetico veterinario per narcotizzare le vittime e stuprarle.
Nel 2011, questi uomini vennero condannati, ma nel 2013, venne fuori che simili violenze e abusi sessuali continuavano ad accadere nella colonia.
August Epp, originario della colonia di Molotschna, a dodici anni si trasferisce in Inghilterra per via di una scomunica ai danni dei genitori.
Vittima di un profondo esaurimento nervoso, a causa del quale si trova a pianificare più di una volta il suicidio, e dopo aver trascorso un periodo in carcere per aver partecipato ad alcune attività politiche durante gli anni dell’università, conosce ad un certo punto l’anziana bibliotecaria della città.
La donna si prende cura di lui, lo fa parlare andando a scovare le questioni irrisolte della sua anima e gli consiglia di tornare alla colonia di Molotschna e di farsi accettare dal pastore.
Tornato a casa nel 2008, grazie agli studi e alle conoscenze acquisite in Inghilterra, diventa l’insegnate di inglese e matematica dei ragazzi. Dei ragazzi maschi ovviamente, alle femmine nessun diritto di istruzione.
Un anno dopo il suo arrivo, le donne della colonia descrivono i loro sogni e, pian piano, le tessere del puzzle trovano ciascuna il proprio posto. Stavano facendo tutte lo stesso sogno. Non era un sogno.
La verità viene portata alla luce, gli uomini colpevoli di quelle violenze vengono arrestati e allontanati dalla colonia, forse inizialmente più per salvaguardare la loro incolumità che per riservare loro la giusta punizione, e le donne decidono di riunirsi segretamente per stabilire il da farsi.
Non fare niente.
Restare e combattere.
Andarsene.
August diventa colui che ha il compito di redigere i verbali delle Donne che parlano, l’unico che possa farlo, perché sa scrivere bene, e l’unico di cui si possano fidare.
Due giorni di riunioni segrete.
Due soli giorni, prima che gli uomini tornino dalla città, riscattati grazie al pagamento delle cauzioni da parte di quelli che non sono stati arrestati, per decidere se e come cambiare il loro presente e il loro futuro, se perdonarli e rimanere a Molotschna, oppure andarsene. Così ha ordinato loro il pastore Peters.
In ogni caso, gli uomini saranno salvi.
Le donne, alla fine, una decisione la prendono, ma, credetemi, il percorso che si trovano a compire in soli due giorni è così difficile, così pieno di sensi di colpa da superare e peccati da espiare, da far fatica a vedere una vera possibilità di fuga da questa sottomissione che, oltre ad essere imposta fisicamente, è soprattutto un’oppressione della mente e di quella libertà di essere, agire, pensare e difendersi che dovrebbe essere un pieno diritto.
La voglia di liberarsi e ribellarsi a questa violenza, di proteggere loro stesse e le bambine, deve fare i conti con una schiavitù innata, radicata nella loro anima dopo aver subito anni di patriarcato violento e umiliante che, in una scala di valori umani, le ha poste al di sotto delle bestie.
Hanno voglia di liberarsi, ma hanno paura.
Paura di essere peccatrici agli occhi di Dio, paura della libertà verso un mondo che non conoscono perché non sono mai uscite dalla colonia, non sanno leggere, non sanno scrivere, non sanno interpretare una mappa. Dipendono in tutto e per tutto da gli uomini.
Agata, Ona, Salomé, Neitje, Greta, Mariche, Mejal e Autje parlano tra di loro e chiedono ad August di scrivere tutto, perché tutto un giorno servirà.
Le loro voci si sovrappongono, si scontrano, si riallineano in una lotta di sentimenti che incalza sempre più, fino alla decisione finale.
Donne che parlano, nuovo capolavoro di Miriam Toews, è bello di una bellezza dolorosa e porta inevitabilmente ad una riflessione profonda sull’inaccettabile esistenza di alcune condizioni di vita, talmente oltre ogni immaginazione da non volerci credere.
Un libro duro, un libro che fa male, ma che insegna l’importanza della forza e della lotta, del non arrendersi e del credere fino in fondo di potercela fare, sempre.
DONNE CHE PARLANO – MIRIAM TOEWS
MARCOS Y MARCOS
PREZZO DI COPERTINA: € 18,00