Il 22 giugno 1969 Jerry, Giulia e Guido vengono al mondo in tre luoghi, e altrettanti contesti, completamente diversi. Jerry a Central Park, durante il concerto dei Greatful Dead, Giulia ad Assisi, in un istituto religioso, e Guido all’ospedale di Livorno.
Ma il destino, che abilmente mette in moto meccanismi ignoti e perfetti, li pone tutti sulla stessa strada, li fa incontrare e li rende protagonisti di una storia nella storia.
Qui si narra delle loro esistenze, vicende tracciate sullo sfondo di un mondo che, in quegli anni, ne ha viste tante, dallo sbarco sulla Luna, alle rivolte studentesche e operaie, agli attentati terroristici, i mondiali.
E si narra anche della perfezione atomica di quel numero tre che, tra amicizia, passione, legami, rotture e amore, trasforma le loro vite in un movimento sincrono come fosse davvero una sola.
Muta e si trasforma il mondo in cui crescono, al ritmo stesso in cui mutano e si trasformano tutti e tre, ma quella perfezione atomica è qualcosa che plasmerà il loro destino per sempre.
Lo sapete che il litio stabilizza l’umore, no? Lo prendeva anche Kurt Cobain – ma non sembra che gli abbia fatto un grande effetto. Ve la ricordate la canzone? I’m so happy ‘cause today I’ve found my friends, they’re in my head. Ecco, voi siete sempre nella mia testa. E provate a indovinare qual è il numero atomico del litio? Il tre. Proprio così, voi siete il mio litio.
Jerry, Giulia a Guido cercano il loro posto nel mondo, ciascuno con il bagaglio che ha ereditato dalla propria famiglia, percorrono strade che si intersecano e si dividono, fino a giungere alla comprensione di un’unicità che non potrebbe essere altrimenti. Un destino scritto nella perfezione di un numero.
Quando torno a pensare a questo libro, e mi capita spesso perché mi è piaciuto davvero tanto, la cosa che subito mi viene in mente è quel senso di voracità che ho provato nel leggerlo.
Non potevo fare a meno di andare avanti, gli ho dedicato ogni minuto libero del mio tempo, incapace di staccarmi da una storia tanto piena di emozioni.
Ho amato ogni pagina, ogni piccolo particolare di questa canzone di fine millennio, mi sono emozionata, ho sofferto, temuto, sperato e gioito.
E ho ritrovato, in questa storia, quel senso di assolutezza e di infinito che ci appartiene in giovane età, quando pensiamo veramente che tutto possa durare per sempre, e che poi, il più delle volte, perdiamo per strada, dimenticato da qualche parte.
Ecco, Jerry, Giulia e Guido sono il mio senso di infinito ritrovato.
Gli anni incerti, di Emiliano Dominici, con uno stile brillante, direi perfetto, e una storia appassionante e ricca di emozioni, entra di diritto tra i migliori libri letti nel 2020. Ve lo consiglio davvero tanto.
GLI ANNI INCERTI – EMILIANO DOMINICI
EFFEQU
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