11 settembre 1981. Fitzroy Foster scende le scale che dalla sua camera lo portano in cucina, dove lo aspetta la sua famiglia, padre, madre e i due fratelli più piccoli, Vic e Hugh, impazienti di festeggiare il suo quattordicesimo compleanno iniziando da una fantastica foto di famiglia.
Mio padre volle fissare per l’eternità quell’istante Polaroid, del genere che lui stesso aveva creato e presentato a milioni di telespettatori con una stella del calibro di James Garner. Clic!
Il clic che divide l’esistenza di Fitzory. Prima del clic e dopo il clic.
Sì, perché lì, su quel pezzo di celluloide istantanea, al posto del volto di Fitz c’è qualcun altro.
Al posto di quello che per quattordici anni era stato il mio volto, c’era un altro volto, quello di un giovane sconosciuto.
Gli occhi di quell’uomo, la sua incolta zazzera selvaggia di capelli neri, il naso camuso e gli zigomi alti, le carnose labbra aborigene separate da un bianco, sfavillante accenno di dentatura, il suo sguardo sprezzante sensuale enigmatico; oh se gli sguardi potessero uccidere, se gli sguardi…
Gli occhi, gli occhi scuri
Il mio visitatore.
Sconcerto totale negli occhi di tutti, incredulità, nuovi scatti per provare lo sbaglio, l’errore della macchina fotografica.
Terrore, sconforto, panico. E ora?
Fitzroy esce di casa come una furia, monta sulla motocicletta nuova di zecca, regalo di quell’assurdo compleanno, e corre dalla sua Cam, la sua amata Camilla Wood, alla ricerca di…un conforto? una risposta? cosa?
Mostra la foto a Cam, certo che lei avrebbe trovato la soluzione, e la ragazza, per tutta risposta, questo chi è?
Una domanda che scaraventa Fitz in un baratro oscuro e che terrà i due ragazzi lontani per molti anni.
Da quel momento in poi, la vita di Fitzroy cambia radicalmente.
Non esce più di casa, si barrica nella sua camera, tormentato da domande che non hanno risposte e in preda alla più profonda disperazione.
Chi è questo estraneo, questo visitatore, e cosa vuole?
È la mamma che imprime la prima svolta alla vicenda, innescando una ricerca sulle origini di questo visitatore che la condurrà lontano e che pagherà a caro prezzo.
Ed è Cam, che a distanza di anni, dopo un percorso solitario di ricerca e formazione, tornerà dal suo Fitz per spronarlo a non arrendersi, a non fermarsi di fronte a nulla.
Torna da Fitz per non lasciarlo mai più, per accompagnarlo in un percorso a ritroso che lo condurrà alle origini del male e al perché della comparsa del visitatore nella sua, nella loro vita.
I fantasmi di Darwin, di Ariel Dorfman, con una fusione perfetta di finzione e realtà, fantasia e storia, ci conduce alle origini di tutti i mali, alla violenza, ai soprusi, alla violazione dei diritti umani in nome di una modernità e di una supremazia di cui oggi più che mai mi vergogno.
È un romanzo scomodo perché scuote la coscienza, perché ricorda ciò che siamo stati e ciò che continuiamo ad essere, nei secoli dei secoli, miseri esseri disumani che agiscono nel nome di una superiorità auto eletta che non esiste.
È un romanzo che porta a domandarsi se ci sia mai stato un momento, nella storia del mondo, in cui siamo stati umani.
È un romanzo urgente e necessario, che costringe ad aprire gli occhi sull’orrore e a mettersi in discussione.
Il debito di umanità che abbiamo contratto non è estinguibile, non basterà il tempo rimasto a questa terra per riscattarci da quel male, non basterà perché troppo abbiamo fatto e troppo continuiamo a fare, non basterà nemmeno il giorno in cui dovesse succedere il miracolo e dovessimo arrivare a dire basta.
E non succederà mai.
I FANTASMI DI DARWIN – ARIEL DORFMAN
EDIZIONI CLICHY
PREZZO DI COPERTINA: € 19,00