Dopo La ferrovia sotterranea, con cui ha conquistato il Premio Pulitzer e il National Book Award, Colson Whitehead torna a toccare i temi del razzismo, dell’emarginazione, degli abusi, della violenza, dei grandi buchi del sistema, e lo fa con un romanzo duro, che non fa sconti sui dettagli delle atrocità realmente avvenute all’interno della Dozier School for Boys di Marianna, Florida.
Siamo negli anni Sessanta, il movimento per i diritti civili si sta diffondendo sempre di più, numerose sono le manifestazioni in tutto il Paese.
Elwood Curtis, abbandonato dai genitori e cresciuto con la nonna, è un bravo ragazzo, studia con impegno, riga dritto, si tiene lontano dai guai, lavora con grande serietà presso la tabaccheria del signor Marconi.
Si forma sugli insegnamenti di Martin Luther King, che ascolta ripetutamente da un disco che la nonna gli regala per il Natale del 1962.
Elwood ricevette il più bel regalo della sua vita il giorno di Natale del 1962, anche se gli mise in testa idee che lo avrebbero rovinato. MARTIN LUTHER KING AT ZION HILL era l’unico disco che possedeva, e non lo toglieva mai dal piatto.
I discorsi del Dottor King lo appassionano a tal punto da convincerlo a credere di poter far qualcosa per cambiare la storia, a cominciare dalla propria.
Sogna di andare al college, Elwood, ma, proprio il giorno in cui deve iniziare la scuola, accetta un passaggio da uno sconosciuto su un’auto rubata.
Inutile tentare di dimostrare la sua innocenza, è un ragazzo di colore, privo di qualunque diritto di difesa.
Senza possibilità di appello, viene mandato alla Nickel Academy, uno dei tanti riformatori per soli maschi presenti sul territorio, uno di quei posti che, in teoria, dovrebbero servire, appunto, a rieducare i delinquenti e a rimandarli a casa trasformati in uomini onesti e rispettabili, ma che, in realtà, sono veri e propri luoghi infernali, dai quali molti non sono più tornati.
Un posto fra tanti, ma ce n’era uno perché ce n’erano centinaia, centinaia di Nickel e Case Bianche sparse per tutto il paese come fabbriche del dolore.
Ciò che la Nickel fa ai ragazzi che la abitano è una distruzione lenta e violenta del corpo e della mente, l’annullamento progressivo e totale dell’essere umano in quanto tale.
La capacità di sopportazione. Elwood, tutti i ragazzi della Nickel esistevano in quella capacità. Ci respiravano dentro, ci mangiavano dentro, ci sognavano dentro. Era questa la loro vita, adesso. Altrimenti non sarebbero sopravvissuti. I pestaggi, gli stupri, l’inesorabile svilimento di sé. Tenevano duro. Ma amare coloro che li avrebbero distrutti? Compiere quel salto? “Risponderemo alla vostra forza fisica con la nostra forza d’animo. Fateci quello che volete, e noi vi ameremo ancora.” Elwood scosse la testa. Che richiesta impossibile.
Gli abusi, la cattiveria, le torture fisiche e psicologiche raggiungono livelli talmente elevati da non riuscire a credere che tutto ciò possa essere successo, in una storia ancora troppo vicina, in quel Paese che tutti conosciamo come il mondo libero.
I ragazzi della Nickel, di Colson Whitehead, pubblicato da Mondadori in un’edizione rilegata che lo rende ancora più prezioso, è un romanzo di grande denuncia, che affronta questioni indimenticabili e, nonostante le grandi conquiste, mai superate.
I diritti civili, ciò che ogni giorno tento con tutte le mie forze di inculcare nella testa dei miei figli, non si potranno mai seriamente chiamare così fino a quando non saranno davvero di tutti.
I RAGAZZI DELLA NICKEL – COLSON WHITEHEAD
MONDADORI
TRADUZIONE DI: Silvia Pareschi
PREZZO DI COPERTINA: € 18,50