Da oggi, in libreria, potete trovare questo meraviglioso romanzo autobiografico, edito da Bottega Errante che, nel panorama dell’editoria indipendente italiana, rappresenta il mio faro di riferimento per tutto ciò che riguarda la letteratura balcanica e, di conseguenza, la possibilità di approfondire la conoscenza di una storia complicata e ancora troppo nebulosa, nonostante la sua prossimità spaziotemporale.
La storia di Me’med è una storia intrisa di malinconia, carica di tutti quei sentimenti che si porta appresso chi ha vissuto una guerra, una città sotto assedio, una fuga verso una vita migliore.
Me’med è un uomo di 50 anni che una mattina, sotto la doccia, ha un malore. È il cuore, gli dicono i paramedici arrivati con l’ambulanza per portarlo in ospedale. Infarto, sentenzierà il medico che lo visita e che decide di operarlo immediatamente.
Me’med supera l’intervento, ma l’accaduto rappresenta una svolta e l’uomo si ritrova a ripercorrere gli anni da quando ha lasciato Sarajevo, dopo l’assedio, con la moglie Sanja e il figlio Harun, ed è approdato negli Stati Uniti con la volontà di dare a tutta la famiglia un futuro migliore.
Sono passati molti anni da quel primo arrivo e adesso, Me’med, emigrato musulmano nel paese che a breve avrebbe eletto Trump come presidente, decide di intraprendere un viaggio con il figlio, lungo le strade del deserto dell’Arizona.
Il viaggio con Harun comincia da Phoenix, la prima città che li ha accolti, tanti anni prima. Me’med convince il figlio a fare un salto nello stabile dove si trovava il loro primo appartamento, per vedere come è diventato, cosa è cambiato, o forse per capire se anche i luoghi, oltre alle persone, conservano la memoria di ciò che è stato, come un’impronta indelebile.
Non sono forse venuto qui a incontrare me stesso, convinto che in realtà noi non abbandoniamo mai del tutto i luoghi che abbiamo vissuto, una nostra traccia rimane, la nostra presenza duratura, proprio come nello specchio di un hotel rimangono i volti di quelli che sono passati per quella camera? No, non è mai così. Noi ricordiamo i luoghi dove siamo vissuti, ma loro non ricordano noi.
E sarà un viaggio pieno di memorie perdute e ritrovate e di immagini indimenticabili, quello con Harun.
La memoria, uno dei temi centrali di tutto il romanzo, assume un carattere di necessità, soprattutto quando Sanja, dopo un ictus improvviso, ne perde una buona parte, quella relativa agli ultimi anni.
Ed è proprio sulla perdita della memoria che si concentra l’ultima parte di questa storia, in cui vengono affrontate le difficoltà legate alla mancanza dei ricordi, ma anche, e soprattutto, la potenza di un amore forte e radicato, a cui aggrapparsi per superare anche i traumi più grandi.
Dopo che si è fatta la doccia, le ho passato le dita tra i capelli. Sono trentacinque anni che ripeto questo gesto: infilo le dita nei suoi capelli. Lei lì per lì si oppone, perché ha la natura di una gatta, mentre io adoro quando mi si carezza, a quanto pare la mia natura è canina. Sono trentacinque anni che lei si addormenta tenendo tra le dita una ciocca dei miei capelli. È il motivo per cui in tutti questi anni ho sempre portato i capelli lunghi, perché lei se li tenga stretti mentre dorme.
Ciò che emerge forte e chiaro da queste pagine, che ipnotizzano il lettore non solo per la profondità di ciò che viene raccontato, ma anche per la bellezza che le contraddistingue, una cifra stilistica che rende pienamente la potenza delle immagini, è il tratto di universalità di questa storia. Viviamo tutti guardando continuamente al nostro passato, per controllare di non perdere dei pezzi, ancorati a tutto ciò che del nostro passato contribuisce a costruire la nostra identità, terrorizzati dal poterla perdere.
Me’med, la bandana rossa e il fiocco di neve, di Semezdin Mehmedinović, è da oggi in libreria con tutta la sua potenza. Lo leggerete d’un fiato e rimarrà a lungo nel vostro cuore.
ME’MED LA BANDANA ROSSA E IL FIOCCO DI NEVE – SEMEZDIN MEHMEDINOVIĆ
BOTTEGA ERRANTE
PREZZO DI COPERTINA: € 17,00