Lo scorso 30 Aprile, intorno alle 7 di sera, dopo una lunga ed estenuante lotta contro un cancro ai polmoni, Paul Auster ha per sempre chiuso gli occhi su questo mondo di cui tanto ci ha raccontato.
Ci mancherà molto, in verità ci manca già tantissimo, ma ci lascia in eredità le sue parole, che dureranno per sempre e alle quali potremo sempre tornare per ritrovarlo un po’.
Io, per fortuna, ho ancora molto da leggere della sua opera e so anche che le future riletture apriranno porte mai notate prima.
Di seguito qualche pensiero sparso annotato durante la lettura di Trilogia di New York. Non lo avevo ancora letto? No. Perché? Non lo so, ce l’avevo sugli scaffali da tempo. Credo sempre che ogni libro sia in grado di trovare l’esatto momento in cui arrivare.
_ Prima storia, Città di vetro. Si affonda immediatamente nel mondo dello scrittore. La sovrapposizione di Quinn e di Auster mi manda fuori di testa. Lo adoro.
Forse dovrei dare ancora una possibilità a Moby Dick. Bartleby, invece, mi era piaciuto un sacco, vorrei rileggerlo. Ci sarà pure un modo per trovare finalmente Melville da qualche parte. Forse dovrei iniziare dalla sua storia privata. Trovare prima l’uomo e poi lo scrittore.
_Salta fuori, come diverse volte è già capitato nelle mie letture, il Don Chisciotte. Affrontato scolasticamente molti anni fa, non l’ho mai letto veramente, per mia volontà. Aspetta lì sui miei scaffali in una fantastica edizione cofanetto di Einaudi.
Quindi, Moby Dick, Don Chisciotte. Che sia tempo? Credo molto nei segnali che si nascondono dentro le storie. Vediamo dove mi porta questa.
_Fantasmi. La bellezza delle storie in cui si mischiano le carte, ma che rispettano una perfetta simmetria. I nomi sono colori. Fantastico! Auster ci porta dove gli pare e piace e lo fa maledettamente bene. Bello sapere che, nonostante tutto, potrà farlo per sempre.
_“Un Sancho adolescente in groppa al mio somaro, che guardava l’amico dar battaglia a se stesso”. Terza storia, La stanza chiusa. Ancora fusione, rimescolamento di carte, schemi perfetti. Tornano i nomi e gli scambi di ruoli.
Di nuovo Moby Dick.
E torna sempre, con forza, il ruolo dello scrittore, la potenza della scrittura come definizione del sé.
Queste tre storie, o, come vengono definite, detective-stories, poiché ciascuna narra di un’inchiesta misteriosa e dall’esito imprevedibile, sono una profonda indagine della condizione umana. Scavano a fondo, fino a trovare lo specchio in cui si riflette l’abisso della nostra anima, la condizione universale di solitudine in un luogo che è un non luogo, uno spazio infinito e mutevole, o stretto e soffocante, in cui perdersi e ritrovarsi continuamente, sotto diverse spoglie, sotto altre identità che vanno a riscrivere, a ridefinire, di volta in volta, la nostra storia.
“Solo le tenebre possono persuadere un uomo ad aprire il proprio cuore al mondo”.
_Il compito di portare a termine la stesura della biografia di Fenshawe, l’amico di cui il protagonista de La stanza chiusa prende l’intera esistenza, diventa una vera e propria ossessione, un’indagine che lo condurrà sull’orlo della perdita del sé.
Si scorge, nel metodo e nella passione adoperati in questo intento, lo stesso ardore, lo stesso coinvolgimento che troveremo, molti anni dopo Trilogia di New York, nella gigantesca opera creata da Auster con Ragazzo in fiamme, la vita e le opere di Robert Crane. Un’esistenza in cui Auster si immerge completamente per restituirci qualcosa che va bel oltre il contenuto, ben oltre la conoscenza di uno scrittore dimenticato dai più, un viaggio profondo e quasi ossessivo nel mondo della scrittura, della letteratura e della vite che possono cambiare la nostra.
_Questa cosa dei nomi che ritornano continua fino alla fine. Appare chiara anche la scelta degli stessi e quanto del Paul Auster uomo privato ci sia in queste tre storie che alla fine sono una sola.
Un libro potentissimo, un regalo enorme. Quel guardarsi allo specchio e cadere nell’abisso, che troviamo fin dalle prime pagine, è un viaggio di sola andata che continua anche dopo l’ultimo punto.
Forse avrebbe potuto darci molto altro, o forse ci ha dato tutto.
Sta a noi trattenere l’eterno e renderlo vivo e sconfinato.
TROLIGIA DI NEW YORK (Città di vetro, Fantasmi, La stanza chiusa)
EINAUDI EDITORE
TRADUZIONE DI: Massimo Bocchiola
PREZZO DI COPERTINA (edizione Super ET): € 12,50